Lunedì 9 novembre alle 5:30 di mattina avverto delle perdite
liquide, non così abbondanti da essere considerate come la rottura del sacco,
ma decisamente più abbondanti di quelle avute fino a quel momento. Decido di
alzarmi e mi cambio, mio marito si sveglia, mi chiede e gli dico. Mi dice di
andare all’ospedale ma gli dico di no, è lunedì mattina, manca una settimana
alla mia DPP, magari, lo rassicuro faccio un salto io al centro medico dove
sono seguita in mattinata. Torniamo quindi a dormire. Alle 7:00 suona la
sveglia, si fa colazione, alle 8:00 lui parte per il lavoro io faccio una
lavatrice e già che ci sono i muffins per la colazione che sono finiti. Fatto
tutto mi vesto e raggiungo a piedi (5 minuti da casa) il centro medico.
Purtroppo trovo un’ostetrica che non ho mai visto e che mi dice che se ho il
dubbio di avere rotto il sacco devo andare all’ospedale dove mi visitano. Uff,
io non volevo perdere tutta la mattina ma preferisco stare tranquilla per cui
con la mia cartellina alla mano raggiungo l’ospedale a piedi (20 minuti circa
con il mio passo di donna in 9 mesi). Arrivo e vado diretta alle emergenze
ginecologiche, gentilissimi mi fanno accomodare e dopo neanche 5 minuti sono
sotto tracciato. Il mio bimbo sta bene e io ho qualche contrazione ma assolutamente
trascurabile, mi riaccomodo in sala d’attesa. Qui aspetto per circa un’ora e
poi una ginecologa mi riceve. Mi spiega per bene che se dalla visita risulta
rotto il sacco mi trattengono, se no posso andare a casa, guardando il
tracciato dice che la seconda opzione è decisamente la più probabile.
Un’infermiera è incaricata della prova per verificare se si tratta di liquido
ma appena mi vede, ancor prima di verificarlo, dice alla gine che non c’è
dubbio: sacco rotto, in alto, così non c’è stata l’uscita a cascata del liquido
ma scende a goccia! Olè! Il parto è vicino….. Mi assegnano una camera nel
reparto urgenze dove mi mettono sotto tracciato e intanto avverto mio marito di
raggiugermi e di portare la borsa, gli dico di fare con calma che comunque va
lunga… mai previsione fu più azzeccata… Lui arriva alle 14:30 circa, io sono lì
che chiacchiero, mando messaggi con il cellulare, sto bene, non sento
assolutamente nulla. Alla visita risultavo dilata di 2cm, pochissimo e le
contrazioni non devono essere forti perché io sto proprio bene. Alle 18 circa
mi trasferiscono nel piano della sala parto, entra un infermiere e mi chiede se
preferisco la barella o la sedia, gli dico che posso tranquillamente scendere
con le mie gambe… mi pare impossibile che qui continuino a dire che sono vicina
al parto. Arriviamo quindi in un’altra stanza, anche qui siamo soli io e mio
marito. Entra l’ostetrica di turno e mi spiega che continueranno a monitorarmi,
che quando sento dolore posso chiedere l’epidurale e che se non succede niente
nel giro di qualche ora iniziano con l’ossitocina. Attendiamo, è stata una
notte lunghissima….. Ad ogni visita la dilatazione aumentava di 1cm, alle 22:00
ho iniziato a sentire contrazioni forti e così ho chiesto la famosa epidurale,
se devo reggere fino al mattino chi me lo fa fare di stare male? Ora non
ricordo con precisione se l’ossitocina me l’hanno messa prima o dopo
l’epidurale comunque più o meno verso tarda serata. Mio marito chiede
all’ostetrica che previsione di tempi ci sono, la risposta è che Alessandro
nascerà il giorno 10 e sicuramente non il giorno 9…… Ogni mezz’ora vengo
controllata, è tutto stabile, o meglio le contrazioni si intensificano ma io
non le sento più e si arriva alle 6:00 di mattina con dilatazione 9cm. Alle
6:30 arriva una ginecologa e il mio istinto mi porta subito a pensare che
qualcosa non va… Mi visita e sento distintamente la parola “complicado, chiedo
informazioni ma mi dicono che va tutto bene, solo che la testa del bambino è
ancora troppo in alto. Ore 6:45, qualcosa deve essere cambiato nel monitoraggio
perché arriva l’ostetrica e mi dice che devono fare un prelievo al bambino per
verificare che non sia in sofferenza, nemmeno me ne accorgo e sono in sala
parto. Dal prelievo, mi dicono, decidono se tentare parto naturale o andare con
il cesareo. Sinceramente non mi interessa come ma non posso neanche pensare che
ci siano problemi al bambino per cui mi sento pronta a tutto. Mio marito da
sempre diceva di non voler entrare al momento del parto ma un’ostetrica lo spinge
dentro dicendogli che tanto si farà cesareo e di farmi compagnia. Arriva il
risultato, al limite, si tenta il parto naturale, ci sono 20/30 minuti di tempo
per provare. La ginecologa manda a chiamare un altro ginecologo che mi aveva
visitata una volta al centro medico, ora spero che lui non arrivi mai a leggere
queste righe ma a me, dalla prima volta che l’ho visto, ha dato l’impressione
di avere l’aspetto più di un narcotrafficante colombiano che non di un medico….
Quanto vorrei il mio ginecologo italiano…. Ad ogni modo sono le 7:00, si
inizia, la gine di fronte a me e lui di fianco inizia a premere sulla mia
pancia, mi dicono quando spingere, mi dicono che vado bene ma dopo 10 minuti
nulla di fatto. Pausa, altro prelievo, altro valore al limite, ultimo
tentativo. Mi giro e chiedo a mio marito se vuole uscire, so che gli costa
stare lì, mi dice di no che rimane. Sento il gine che dice a qualcuno di
avvisare immediatamente la pediatria, mi si gela il sangue, certo smarrita lo
sguardo di mio marito, il medico se ne accorge e mi chiede che succede, gli
chiedo nel mio stentatissimo spagnolo perché bisogna avvisare la pediatria e mi
risponde che è prassi, che è normale, grazie tante! Mi si continua a parlare di sofferenza fetale, io davvero
voglio solo che il mio bambino esca sano! Si ricomincia, stavolta si fa sul
serio, vengo guidata per le spinte, il gine preme sulla mia pancia e non so se
ho più male sotto o sopra dove spinge lui, alla terza spinta percepisco un peso
fortissimo verso il basso, sento netto il taglio di una forbice, episiotomia,
la tanto temuta episiotomia eccola qua, arrivata anche per me. Mi dicono che ci
sono, altre 2 spinte e alle 7:30, dopo 10 minuti dall’inizio esce Alessandro.
Lo sento piangere, sento che dicono che il codone è corto, lo tagliano
velocemente e il mio frugoletto viene appoggiato a me, non vedo il visino ma
una testina piena di capelli scuri e il suo calore. Placenta e tutto quello che
deve uscire escono subito, la ricucitura è lunga ma non dolorosa perché grazie
al cielo ho ancora l’effetto dell’epidurale. Prendono il bimbo per lavarlo, in
brevissimo tempo lo vedo tornare in braccio a mio marito che mi dice
orgoglioso: 3,650kg, ce l’hai fatta, sei stata bravissima. Me lo riappoggiano e
lo attaccano al seno, il piccolino inizia subito a ciucciare… non posso
crederci di averlo tra le braccia, alla fine è successo tutto così in fretta…
Il giorno dopo lo misurano 52cm, indice di Apgar 9 in entrambe le valutazioni e
scopro anche un particolare che in sala parto mi era sfuggito, è stata usata
una ventosa per agevolare l’uscita, era troppo alto e non sarei mai riuscita a
farlo scendere altrimenti. Sono certa che in Italia sarebbero ricorsi al
cesareo ma qui a quanto pare sono tenaci fino alla fine… Ora è passata una
settimana e mentre scrivo ho il mio bimbo che dorme beato in fascia attaccato a
me, mi manca quel piedino che sentivo spingere nella mia pancia ma non mi
stanco mai di baciare quel visino adorabile che mi guarda, ha delle guanciotte
deliziose e si, è proprio vero che non c’è amore più grande. In spagnolo
partorire si traduce con “dar a luz”, dare alla luce, ed è alla luce di questo
nuovo giorno pieno di sole che ti ho dato al mondo, ti ho atteso a lungo mio piccolo
campione, grazie per essere arrivato
nella mia vita.
mi hai commosso <3 <3
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