martedì 1 dicembre 2015

E' arrivato Alessandro.... racconto del parto!


Lunedì 9 novembre alle 5:30 di mattina avverto delle perdite liquide, non così abbondanti da essere considerate come la rottura del sacco, ma decisamente più abbondanti di quelle avute fino a quel momento. Decido di alzarmi e mi cambio, mio marito si sveglia, mi chiede e gli dico. Mi dice di andare all’ospedale ma gli dico di no, è lunedì mattina, manca una settimana alla mia DPP, magari, lo rassicuro faccio un salto io al centro medico dove sono seguita in mattinata. Torniamo quindi a dormire. Alle 7:00 suona la sveglia, si fa colazione, alle 8:00 lui parte per il lavoro io faccio una lavatrice e già che ci sono i muffins per la colazione che sono finiti. Fatto tutto mi vesto e raggiungo a piedi (5 minuti da casa) il centro medico. Purtroppo trovo un’ostetrica che non ho mai visto e che mi dice che se ho il dubbio di avere rotto il sacco devo andare all’ospedale dove mi visitano. Uff, io non volevo perdere tutta la mattina ma preferisco stare tranquilla per cui con la mia cartellina alla mano raggiungo l’ospedale a piedi (20 minuti circa con il mio passo di donna in 9 mesi). Arrivo e vado diretta alle emergenze ginecologiche, gentilissimi mi fanno accomodare e dopo neanche 5 minuti sono sotto tracciato. Il mio bimbo sta bene e io ho qualche contrazione ma assolutamente trascurabile, mi riaccomodo in sala d’attesa. Qui aspetto per circa un’ora e poi una ginecologa mi riceve. Mi spiega per bene che se dalla visita risulta rotto il sacco mi trattengono, se no posso andare a casa, guardando il tracciato dice che la seconda opzione è decisamente la più probabile. Un’infermiera è incaricata della prova per verificare se si tratta di liquido ma appena mi vede, ancor prima di verificarlo, dice alla gine che non c’è dubbio: sacco rotto, in alto, così non c’è stata l’uscita a cascata del liquido ma scende a goccia! Olè! Il parto è vicino….. Mi assegnano una camera nel reparto urgenze dove mi mettono sotto tracciato e intanto avverto mio marito di raggiugermi e di portare la borsa, gli dico di fare con calma che comunque va lunga… mai previsione fu più azzeccata… Lui arriva alle 14:30 circa, io sono lì che chiacchiero, mando messaggi con il cellulare, sto bene, non sento assolutamente nulla. Alla visita risultavo dilata di 2cm, pochissimo e le contrazioni non devono essere forti perché io sto proprio bene. Alle 18 circa mi trasferiscono nel piano della sala parto, entra un infermiere e mi chiede se preferisco la barella o la sedia, gli dico che posso tranquillamente scendere con le mie gambe… mi pare impossibile che qui continuino a dire che sono vicina al parto. Arriviamo quindi in un’altra stanza, anche qui siamo soli io e mio marito. Entra l’ostetrica di turno e mi spiega che continueranno a monitorarmi, che quando sento dolore posso chiedere l’epidurale e che se non succede niente nel giro di qualche ora iniziano con l’ossitocina. Attendiamo, è stata una notte lunghissima….. Ad ogni visita la dilatazione aumentava di 1cm, alle 22:00 ho iniziato a sentire contrazioni forti e così ho chiesto la famosa epidurale, se devo reggere fino al mattino chi me lo fa fare di stare male? Ora non ricordo con precisione se l’ossitocina me l’hanno messa prima o dopo l’epidurale comunque più o meno verso tarda serata. Mio marito chiede all’ostetrica che previsione di tempi ci sono, la risposta è che Alessandro nascerà il giorno 10 e sicuramente non il giorno 9…… Ogni mezz’ora vengo controllata, è tutto stabile, o meglio le contrazioni si intensificano ma io non le sento più e si arriva alle 6:00 di mattina con dilatazione 9cm. Alle 6:30 arriva una ginecologa e il mio istinto mi porta subito a pensare che qualcosa non va… Mi visita e sento distintamente la parola “complicado, chiedo informazioni ma mi dicono che va tutto bene, solo che la testa del bambino è ancora troppo in alto. Ore 6:45, qualcosa deve essere cambiato nel monitoraggio perché arriva l’ostetrica e mi dice che devono fare un prelievo al bambino per verificare che non sia in sofferenza, nemmeno me ne accorgo e sono in sala parto. Dal prelievo, mi dicono, decidono se tentare parto naturale o andare con il cesareo. Sinceramente non mi interessa come ma non posso neanche pensare che ci siano problemi al bambino per cui mi sento pronta a tutto. Mio marito da sempre diceva di non voler entrare al momento del parto ma un’ostetrica lo spinge dentro dicendogli che tanto si farà cesareo e di farmi compagnia. Arriva il risultato, al limite, si tenta il parto naturale, ci sono 20/30 minuti di tempo per provare. La ginecologa manda a chiamare un altro ginecologo che mi aveva visitata una volta al centro medico, ora spero che lui non arrivi mai a leggere queste righe ma a me, dalla prima volta che l’ho visto, ha dato l’impressione di avere l’aspetto più di un narcotrafficante colombiano che non di un medico…. Quanto vorrei il mio ginecologo italiano…. Ad ogni modo sono le 7:00, si inizia, la gine di fronte a me e lui di fianco inizia a premere sulla mia pancia, mi dicono quando spingere, mi dicono che vado bene ma dopo 10 minuti nulla di fatto. Pausa, altro prelievo, altro valore al limite, ultimo tentativo. Mi giro e chiedo a mio marito se vuole uscire, so che gli costa stare lì, mi dice di no che rimane. Sento il gine che dice a qualcuno di avvisare immediatamente la pediatria, mi si gela il sangue, certo smarrita lo sguardo di mio marito, il medico se ne accorge e mi chiede che succede, gli chiedo nel mio stentatissimo spagnolo perché bisogna avvisare la pediatria e mi risponde che è prassi, che è normale, grazie tante! Mi si continua  a parlare di sofferenza fetale, io davvero voglio solo che il mio bambino esca sano! Si ricomincia, stavolta si fa sul serio, vengo guidata per le spinte, il gine preme sulla mia pancia e non so se ho più male sotto o sopra dove spinge lui, alla terza spinta percepisco un peso fortissimo verso il basso, sento netto il taglio di una forbice, episiotomia, la tanto temuta episiotomia eccola qua, arrivata anche per me. Mi dicono che ci sono, altre 2 spinte e alle 7:30, dopo 10 minuti dall’inizio esce Alessandro. Lo sento piangere, sento che dicono che il codone è corto, lo tagliano velocemente e il mio frugoletto viene appoggiato a me, non vedo il visino ma una testina piena di capelli scuri e il suo calore. Placenta e tutto quello che deve uscire escono subito, la ricucitura è lunga ma non dolorosa perché grazie al cielo ho ancora l’effetto dell’epidurale. Prendono il bimbo per lavarlo, in brevissimo tempo lo vedo tornare in braccio a mio marito che mi dice orgoglioso: 3,650kg, ce l’hai fatta, sei stata bravissima. Me lo riappoggiano e lo attaccano al seno, il piccolino inizia subito a ciucciare… non posso crederci di averlo tra le braccia, alla fine è successo tutto così in fretta… Il giorno dopo lo misurano 52cm, indice di Apgar 9 in entrambe le valutazioni e scopro anche un particolare che in sala parto mi era sfuggito, è stata usata una ventosa per agevolare l’uscita, era troppo alto e non sarei mai riuscita a farlo scendere altrimenti. Sono certa che in Italia sarebbero ricorsi al cesareo ma qui a quanto pare sono tenaci fino alla fine… Ora è passata una settimana e mentre scrivo ho il mio bimbo che dorme beato in fascia attaccato a me, mi manca quel piedino che sentivo spingere nella mia pancia ma non mi stanco mai di baciare quel visino adorabile che mi guarda, ha delle guanciotte deliziose e si, è proprio vero che non c’è amore più grande. In spagnolo partorire si traduce con “dar a luz”, dare alla luce, ed è alla luce di questo nuovo giorno pieno di sole che ti ho dato al mondo,  ti ho atteso a lungo mio piccolo campione,  grazie per essere arrivato nella mia vita.

1 commento: